lunedì 8 dicembre 2008

Guinea Bissau - Politica sociale per una Stabilità politica

Promuovere uno sviluppo umano duraturo attraverso la partecipazione dei cittadini nella costruzione di una società democratica e solidale, basata sulla giustizia economica e sociale.
Bisogna promuovere spazi di dialogo alternativo e concertazione, di condivisione di esperienze e di creazione di legami con le comunità di base rurali e urbane, con i sindacati dei lavoratori e le associazioni professionali e giovanili, con le organizzazioni religiose e il settore privato e con tutte le altre componenti della società guineana. Come in molti Paesi, infatti, anche in Guinea Bissau i movimenti della società civile hanno cominciato ad avere più spazio e possibilità di espressione a partire dagli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino.
Da giovani credevamo che l’organizzazione centrale dello Stato si sarebbe dovuta occupare di tutto ciò che aveva a che fare con i diritti e i doveri dei cittadini. Ora, invece, credo ogni giorno di più che bisogna rendere i citadini autori della crescita democratica, bisogna coscienzalizzare la popolazione dei loro diritti e dei doveri. Renderli consapevoli che la democrazia è un loro poter assoluto per una governance stabile, nelle loro mani hanno il progresso di cui ci parlava tanto Amilcar Cabral. Non possiamo più permetterci di aver l'independenza per poi dopo passare il resto della nostra vita a lottare contro il colonialismo nazionale. Spero che aumentino le nascite dei vari ONG o associazioni e che vengano appoggiate. In Africa, i successi di queste iniziative sono sempre maggiori, perchè gli Stati non riescono a dare risposte adeguate a molte necessità: dalla salute all’educazione, dalla promozione delle attività produttive e dell’agricoltura alla difesa dell’ambiente.
Dalla fine del conflitto, il Paese subisce crisi cicliche e tensioni politiche e militari. Da otto anni non esiste una pace effettiva. L’unico momento che ha segnato positivamente la storia recente del Paese è stato certamente quello della cosiddetta transizione politica. Dopo la deposizione, il 23 settembre 2003, del presidente Koumba Yala, il Consiglio di transizione - che avrebbe dovuto preparare il ritorno alla democrazia e che è stato presieduto, in una prima fase, dal vescovo di Bissau, mons. José Camnate - ha scelto come presidente ad interim Henrique Rosa, imprenditore cattolico molto impegnato in campo sociale ed ecclesiale, che mai aveva fatto politica prima di allora. Nei due anni successivi, il Paese ha goduto del privilegio di avere la presidenza più serena e tranquilla della sua storia. Molti ne hanno riconosciuto i meriti. Sempre di più mi accorgo che in quel periodo i movimenti della società civile hanno guadagnato molti spazi nei luoghi decisionali.
la società civile può essere un partner di importanza cruciale nella creazione di un clima di dialogo, democrazia, pace e riconciliazione.Credo che il coinvolgimento dell'organizzazioni della società civile, il dialogo e la partecipazione dei differenti attori nazionali, la collaborazione e il sostegno della comunità internazionale, sono fondamentali per promuovere il progresso sociale e uno sviluppo partecipativo continuo nel tempo. La normalizzazione della vita politica e istituzionale del Paese passa per l’assunzione di responsabilità e l’impegno di tutti gli attori sociali.
Bisogna permettere ai cittadini guineani di acquisire nuovamente fiducia in se stessi e speranza per il futuro. E di recuperare la dignità perduta, riaffermando al contempo anche la propria identità, che significa condivisione degli stessi nobili obiettivi, il senso di essere una nazione, l’amor proprio, la pace e la stabilità.
A mio viso bisogna lavorare per la promozione di politiche che favoriscano l’equità e pari oportunità tra uomini e donne, in un contesto sociale dove l’elemento femminile è determinante, ma spesso costretto in una posizione di subordinazione.
Nel quadro delle azioni da sviluppare con urgenza per rifondare la Guinea Bissau quattro aspetti mi paiono fondamentali:
-innazitutto, l’implementazione di un programma di riforme profonde dello Stato e della legislazione, in particolare per tutto ciò che riguarda le forze armate, con il sostegno della comunità internazionale e sotto la supervisione tecnica delle Nazioni Unite. Inoltre, è necessaria la creazione di spazi di dialogo e di meccanismi per l’organizzazione di un processo di giustizia e riconciliazione nazionale, che permetta di identificare e superare gli errori del passato.
Un’attenzione particolare va posta con urgenza sugli aspetti economici.
Secondo me manano l'attivazione di meccanismi sia interni che esterni di sostegno e rilancio economico, che favoriscano uno sviluppo generalizzato e duraturo del Paese.

Per avere uno sguardo complessivo su tutto questo processo credo che si debba costituire un Osservatorio per la supervisione delle misure politiche che favoriscano il consolidamento del processo democratico, a garanzia dei diritti umani fondamentali, della pace e della stabilità nel Paese e di condizioni di uguaglianza sociale. Di tale Osservatorio dovrebbero far parte a pieno diritto non solo gli organi sovrani dello Stato, ma anche rappresentanti delle forze armate, partiti politici, organizzazioni della società civile, istituzioni religiose, esponenti sia della comunità internazionale che delle Nazioni Unite. È un obiettivo ambizioso e fattibile, basta la buona volontà.crede molto. I segni di speranza sono molti.Basta pensare che attualmente esiste in Guinea la riunione delle donne che lottano contro le mutilazioni genitali femminili,che fino agli anni scorsi non esisteva. Oppure la creazione di vari associazioni che operano nel sociale. Sono piccoli segni che indicano che la società civile guineana sta crescendo e maturando, e che esiste una fetta di popolazione molto attenta e critica verso ciò che accade nel Paese. Per esempio, è da anni che la musica e il teatro fanno denuncia della situazione sociale e politica del paese.
Gli artisti cantano spesso il degrado sociale; la pace; i politici che non sono all'altezza del proprio incarico; i soldi publici che spariscono; le persone che vengono uccisi in modo arbitrario rimanendo impuni; la giustizia quasi assente; mancanza d'elettricità acqua potabile; le scuole e ospedali malfunzionante con i professori e medici non salariati; ecc, ecc. Spesso questi artisti subiscono percosse o finiscono in galera subendo torture varie.
Qui in Italia, abbiamo formato una band chiamato Bumbulum (che è un strumento che i nostri anziani usano nei vilaggi per comunicare)dove cantiamo spesso la situazione sociale e politica della Guinea. Adesso stiamo per pubblicare un disco con Filomeno Lopes in arte Fifito. Nel disco come nei vari altri occasioni durante i nostri concerti abbiamo affrontato il problema della riconciliazione in Guinea come unica via per una pace e sviluppo duraturo in Guinea Bissau. La riconciliazione va intesa il dialogo, come perdono e non deve essere confusa con la giustiza. La giustizia giustamente deve fare il suo corso. Il fatto di perdonarsi non significa rimanere impuni.
Il teatro viene anche usato come forma di riflessione critica sulla vita quotidiana e come momento di evasione da una realtà spesso precaria e difficile. È la proposta che da qualche anno un gruppo di giovani della Guinea Bissau porta in giro in Guinea: spettacoli fatti di musica, balli e recitazione che trasmettono valori semplici ma al tempo stesso importanti, come la pace e il dialogo. A riunirli in una variegata compagnia, denominata Fidalgo, è stato Flora Gomes, il più importante cineasta guineano, apprezzato anche all’estero (il suo lungometraggio Nha Fala, "La mia voce", è stato premiato a Venezia nel 2002).
Sul palcoscenico i giovani attori portano alla ribalta problematiche comuni, scegliendo l’ironia come forma privilegiata d’intrattenimento. Così anche la situazione politica del momento viene riletta attraverso la lente di un umorismo sarcastico che si fa beffe del potente di turno, mettendone a nudo le contraddizioni. Non è, però, solo la politica a essere nel mirino dei Fidalgo, che trovano il modo di ironizzare anche su stessi.