mercoledì 26 marzo 2008

BREVE SINTESI DA HISTORIA DA GUINE'-BISSAU

Epoca precoloniale
Prima della colonizzazione portoghese, il territorio corrispondente all'odierna Guinea-Bissau conobbe la dominazione da parte dei diversi imperi che si succedettero in Africa Occidentale. In particolare, grosso modo equivalente al paese moderno, per estesione geografica, fu il regno di Gabù, parte dell'Impero Mali.


Colonizzazione portoghese
Le coste dei fiumi della Guinea, insieme all'isola di Capo Verde, furono le prime aree visitate dagli esploratori portoghesi (in particolare Nuno Tristão) nel XV secolo. Nel 1446 il Portogallo dichiarò formalmente la Guinea proprio possedimento, ma solo dal 1600 circa ebbe inizio un reale processo di colonizzazione, con la realizzazione di avamposti commerciali sulla costa, e solo nel 1630 venne istituita una amministrazione locale. Con la cooperazione di alcune tribù locali i Portoghesi iniziarono a dedicarsi al commercio degli schiavi attraverso Capo Verde verso le Americhe. Cacheu divenne uno dei maggiori centri di questo traffico. Il commercio degli schiavi declinò nel XIX secolo.

Solo nella seconda metà del XIX secolo i Portoghesi iniziarono a colonizzare l'entroterra. La Francia riuscì a sottrarre parte della Guinea al Portogallo (inclusa l'importante regione di Casamance), annettendola all'Africa Occidentale Francese. Una disputa con l'Inghilterra sul controllo dell'isola di Bolama si risolse a favore del Portogallo grazie anche all'intervento del Presidente degli Stati Uniti Ulysses Grant.

All'inizio del XX secolo, dopo circa 30 anni di combattimenti, i Portoghesi avevano conquistato gran parte della Guinea e procedettero a una definizione dei confini. Le isole Bijagos rimasero invece indipendenti fino al 1936. Nel 1941 la capitale fu spostata da Bolama a Bissau, e nel 1952 la "Guinea Portoghese" divenne acquisì lo status di provincia d'oltremare del Portogallo.


Indipendenza
Nel 1956 venne fondato clandestinamente il Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (in portoghese Partido Africano da Independência da Guiné e Cabo Verde - PAIGC), guidato da Amílcar Cabral e Rafael Barbosa. Il quartier generale del partito fu stabilito a Conakry nel 1960, e da qui partì una rivolta armata contro il potere coloniale portoghese. Nonostante il dispiegamento di truppe portoghesi (che arrivarono a contare 35.000 soldati), il PAIGC estese la propria influenza su gran parte del paese entro il 1968. Il partito organizzò elezioni per la formazione di una Assemblea Nazionale. Il governatore portoghese generale António de Spínola tornò in Europa e guidò il movimento che avrebbe instaurato la democrazia in Portogallo e portato all'indipendenza delle colonie.

Nel 1973, a Conakry, Amílcar Cabral fu assassinato; la leadership del partito passò ad Aristides Pereira, che in seguito sarebbe diventato primo Presidente di Capo Verde. L'Assemblea Nazionale del PAIGC, insediatasi a Boe, dichiarò l'indipendenza della Guinea-Bissau il 24 settembre 1973 e a novembre la nuova repubblica fu riconosciuta dalle Nazioni Unite. Dopo la rivoluzione dei garofani, il 10 settembre 1974, il Portogallo riconobbe a sua volta l'indipendenza della Guinea-Bissau. Luís Cabral, fratellastro di Amílcar Cabral, divenne il primo presidente del paese.


La presidenza di Vieira
Nel 1980 il governo di Cabral fu rovesciato da un colpo di stato condotto dal Primo Ministro João Bernardo Vieira. Vieira istituì un governo provvisorio, che rispondeva a un Consiglio Rivoluzionario, e che mantenne il potere fino al maggio 1984, mese in cui venne ricostituita l'Assemblea Nazionale. Venne approvata una nuova costituzione e, in un regime di elezioni monopartitiche, Vieira ricevette il mandato presidenziale per altri 5 anni. Vieira fu minacciato da tentativi di colpo di stato nel 1983, nel 1985 e nel 1993. Nel 1986, il vice presidente Paulo Correia e altri cinque furono giustiziati con l'accusa di alto tradimento.


Guerra civile
Nel 1994, 20 anni dopo l'indipendenza, si tennero in Guinea-Bissau le prime elezioni multipartitiche. Nel 1998 una rivolta delle forze armate condusse a una guerra civile che causò centinaia di migliaia di profughi e la presa del potere da parte di una giunta militare il 7 maggio 1999. Negli anni successivi ci furono governi provvisori e nuovi scontri nel paese, e (nel 2003) un nuovo colpo di stato militare guidato dal generale Veríssimo Correia Seabra. Dopo numerosi rinvii, le elezioni si tennero nuovamente nell'aprile del 2004. Parte dell'esercito si ammutinò e Seabra e altri furono assassinati. La situazione politica nel paese è tuttora incerta.

Que imposto vergonhoso é essa!!!

Guiné-Bissau: Cidadãos "torcem nariz" a pagamento Imposto para Democracia e Desenvolvimento
Bissau, 17 Mar (Lusa) - Os cidadãos guineenses estão a "torcer o nariz" à forma, objectivo e montantes fixados recentemente pelo parlamento para o Imposto para a Democracia e Desenvolvimento (IDD), manifestando pouca confiança nas intenções dos políticos.
Em declarações à Agência Lusa, vários guineenses, funcionários públicos e trabalhadores por conta própria, expressaram dúvidas em relação ao IDD, sobretudo no que diz respeito à forma como os fundos serão repartidos, guardados e geridos.

O parlamento aprovou, na semana passada, por unanimidade, o regresso do pagamento do imposto de 2 000 francos cfa (cerca de três euros) por ano pelos cidadãos guineenses residentes no país e que tenham entre os 18 e os 60 anos.

A receita do imposto reverterá em 50 por cento para financiamento de acções sociais nas áreas da saúde, educação e construção de infra-estruturas.

São isentos de pagar o IDD certas categorias de alunos, os doentes e os incapacitados devidamente comprovados.

"Quem nos garante que os fundos serão bem geridos. Quem é que nos pode garantir que não serão utilizados em proveito próprio?", questionou Aliu Cissé, professor numa escola de Bissau.

Para este professor os cidadãos estão desconfiados dos políticos porque, frisou, o país "é um mau exemplo em termos de gestão de fundos".

"Se todos os dias ouvimos que fundos públicos são delapidados sem que ninguém seja punido, como podemos acreditar que vão gerir bem os impostos que vamos ter de pagar?", perguntou o professor Cissé.

Carlitos Bigna, um mecânico que trabalha por conta própria em "biscates" diz que pagar o Imposto para a Democracia e Desenvolvimento "até não é problema", a dúvida reside nos benefícios que os cidadãos irão ter.

"Será que teremos, na realidade, água, luz, escolas, estradas e assistência sanitária como nos outros países? Se assim for não haverá problema em pagarmos o imposto", defendeu.

A mesma preocupação foi levantada por Carlota Mendes, estudante universitária:

"O imposto é boa coisa, mas o povo não confia nessa gente", alusão aos políticos que a estudante diz ser "gente que gosta muito de dinheiro".

Augusto Futana é funcionário na INACEP (Imprensa Nacional). Para ele há funcionários que não vão poder pagar o imposto agora aprovado pelo parlamento já que não recebem os salários há largos meses.

"Fixaram o imposto em dois mil francos CFA por ano, mas há funcionários, como é o meu caso, que não vão poder pagar porque não recebem salários há 60 meses" na Imprensa Nacional, disse Futana.

O taxista Carlos Bolama, ex-emigrante em França, não concorda com a forma determinada pelos deputados para a repartição dos fundos provenientes da cobrança do IDD.

Para este taxista, não faz sentido que 50 por cento dos fundos colectados sejam canalizados para o Tesouro Público. Bolama defende que o IDD devia "ficar onde foi colectado", neste caso nas regiões.

O pagamento de impostos e taxas sempre foi motivo de discussão entre os cidadãos guineenses que não escondem a sua desconfiança quanto à utilização dos fundos.

O parlamento reintroduziu o IDD 12 anos após ter abolido o Imposto para a Reconstrução Nacional, também designado Imposto da Cabeça, que começou a ser cobrado logo após a independência.

martedì 25 marzo 2008

Meus ricordos

Meus ricordos
CHI E' AMILCAR CABRAL





Amilcar Lopes Cabral non è stato soltanto il principale artefice dell'indipendenza della Guinea-Bissau e delle isole di Capo Verde, ma anche uno dei più importanti ideologi e politici dell'intero processo di decolonnizazione africano.

Nasce nel 1924 da genitori capoverdiani nella Guinea allora nota come Guinea portoghese; studia a Lisbona e ritorna in Guinea nel 1952. E' in questi anni che matura il suo dissenso nei confronti del regime portoghese. Dopo un periodo in Angola, nel 1956, torna in patria per fondare un partito clandestino, il PAIGC (Partito africano per l' indipendenza della Guinea e Capo Verde); successivamente crea il FLGCV (Fronte per la Liberazione della Guinea e del Capo Verde), aperto a tutti i partiti politici, che stabilisce come obiettivo l'immediata conquista dell'indipendenza e che dà vita ad un vero e proprio conflitto con il regime portoghese.

Cabral muore nel 1973, assassinato da un membro del PAIGC a Conakry, nello stesso anno in cui la Guinea portoghese diventa indipendente come Guinea Bissau. E' stato ucciso quando ormai stava per raggiungere l'obiettivo di tutta la vita: la fine del colonialismo portoghese, la conquista dell'indipendenza di Guinea e Capo Verde

lunedì 24 marzo 2008

Guinendady

Le Guerre dimenticate

Pace, terrorismo

Le guerre dimenticate
Perché alcune guerre sono più "importanti" di altre?





Il mondo delle informazioni si estende a livello globale con gli strumenti mediatici e le nuove tecnologie, ma alcuni eventi non trovano la giusta risonanza e sono dimenticati semplicemente perché "non fanno notizia".

Ad esempio, ci sono guerre note e guerre meno note, ed altre addirittura sconosciute. Solo alcune guerre sembrano suscitare indignazione nell'opinione pubblica... Ma cosa differenzia una guerra dall’altra? Ci sono forse morti più morti di altri o bombe più bombe di altre?

Ecco un elenco non esaustivo dei conflitti attualmente in corso (oltre a quelli iperpubblicizzati in Iraq e Israele):

Afghanistan, Algeria, Angola, Burundi, Cecenia, Ciad, Colombia, Congo Brazzaville, Costa d'Avorio, Eritrea, Etiopia, Filippine, India (Gujarat, Stati Centrali, Stati Nord Orientali), Indonesia (Aceh, Molucche-Sulawesi, Papua Occidentale), Iran, Irlanda del Nord, Isole Salomone, Libano, Kashmir (India-Pakistan), Kurdistan turco, Liberia, Marocco, Sahara Occidentale, Messico (Chiapas), Myanmar, Nepal, Nigeria, Perù, Rep. Dem. del Congo, Ruanda, Senegal, Somalia, Spagna (Paesi Baschi), Sri Lanka, Sudan, Uganda e Tibet.

I piccoli conflitti dimenticati continuano a mietere vittime, lontani dalle telecamere e nell'indifferenza del "mondo civilizzato". Non c’è solo l’Iraq o il Medio Oriente, dunque, ma c’è tutto un mondo parallelo e inquietante ignorato dai media e quindi pressoché sconosciuto all’opinione pubblica. Ci sono zone della terra dove guerre e genocidi sono all’ordine del giorno, dove i caschi blu non possono nulla e la soluzione sembra non arrivare mai.

Al di là della loro lontananza geografica, questi conflitti presentano varie caratteristiche geopolitiche che permettono di catalogarli in due grandi categorie.

La prima è costituita da conflitti di lunga data che coinvolgono Stati che furono poco o niente affatto colonizzati, come la Birmania, lo Yemen, la Liberia, la Sierra Leone, l'Afghanistan, il Sudan, la Somalia; Stati nei quali la resistenza agli occidentali è stata tanto tenace da rendere a volte la colonizzazione precaria e tardiva e ha cementato un contratto sociale arcaico.

La seconda categoria di conflitti, più recente, è costituita dalle cosiddette “crisi da fine impero”: ieri la fine gli imperi coloniali francese, olandese, portoghese e britannico, oggi la fine dell'impero sovietico che controllava numerose nazioni non solo in Europa orientale, ma in tutto il mondo. Cessato un vecchio equilibrio (sia pure sotto una forma di dominio coloniale), spesso passa per la violenza la ricerca di un nuovo equilibrio.

Nelle risoluzioni dell'ONU o nei comunicati ufficiali delle grandi potenze viene espressa viva preoccupazione per la situazione di qualcuno dei Paesi citati. Tuttavia, ognuno torna poi ad occuparsi dei proprî affari.

Gli attori di queste crisi, i signori della guerra locali, sono ormai autonomi, guidati non più da una strategia politica unificata, ma da microstrategie, e stringono alleanze di circostanza, imprevedibili.

Ciò non toglie che in quegli scenari violenti trovino occasione di speculazione anche protagonisti occidentali: imprese legali e illegali o trafficanti di importanza mondiale, che hanno interessi nella regione (produttori di diamanti, compagnie petrolifere…); i mercenari sempre pronti a sfruttare la situazione.

Le grandi potenze si limitano a volgere altrove lo sguardo e queste crisi, definite a bassa intensità poiché non minacciano la pace mondiale, permangono, e per molte di loro anche internet tace.

Anche l’opinione pubblica “pacifista”, quando non sono protagonisti gli Stati Uniti e Israele, tace. Forse vien meno il comodo schema per cui la violenza è frutto soltanto dello sfruttamento capitalista e della cultura occidentale imperialista. Magari le cose fossero così semplici!

domenica 23 marzo 2008

Child Eyes



Questo è un nostro video e fra un paio di mesi ne uscirà un disco e un nuovo video.
Dalle immagine del video ne potete intuire di che pane siamo fatti.
Il nostro gruppo si chiama Bumbulum & Fifito

Gandhi- La pace internazionale

"Non credere alla possibilità di una pace permanente vuol dire non credere alla santità della natura umana. I metodi adottati finora sono falliti perché è mancato un minimo di sincerità da parte di coloro che ci si sono provati. Ma essi non s'accorsero di questa mancanza. La Pace non si ottiene con un parziale adempimento delle condizioni, così come una combinazione chimica è impossibile senza l'osservanza completa delle condizioni necessarie per ottenerla. Se i capi riconosciuti dell'Umanità che controllano gli strumenti di distruzione rinunciassero completamente al loro uso, con piena conoscenza delle relative implicazioni, si potrebbe ottenere la pace permanente. Questo è evidentemente impossibile, se le grandi potenze della terra non rinunciano al loro programma imperialistico. E questo sembra a sua volta impossibile, se le grandi nazioni non cessano di credere nella competizione che uccide l'anima e di desiderare la moltiplicazione dei bisogni e, quindi, l'accrescimento dei beni materiali."

Penso a te

"Penso em você mais uma vez.
Não posso contar as vezes em que me encontrei
assim..
Vagando em mim mesma
Perdida nas lembranças e nas ilusões;
São tantos sonhos perdidos..
Tantas noites inacabadas.
Foram tantos beijos imaginados
e
Proibidos!
Entreguei-te minha vida..
Depositei os meus sonhos a seus pés como alguèm
fiel.
No meu sonho Contava os minutos para encontrar- te um dia novamente.
Vivo assim ja da muito tempo...
Um tempo longo demais pra mim.
Você me disse que tudo tem o seu dia.
O nosso chegou.
Não suporto esta ausência que queima e invade o
meu ser
Deixando-me confuso e doente de saudades.
Passo tanto tempo perdido nas lembranças..
Meus dias são incansáveis noites de insônia...
Minhas noites ...
Dias nublados sem fim.
penso em voce todo o dia e quando è noite ti adoro.
Eu procurei tanto por você!
Perdi-me nas estradas de meu coração.
Quando o encontrei,
Fui feliz."