sabato 5 settembre 2009

La Paura dell'Altro

Prima erano "terroni".
Poi fu la volta dei "negri" o "vucumprà", che tuttosommato qualche simpatia la riscuotevano da qualcuno.
Poi venne il turno degli "albanesi" e sembra che tale fase stia lentamente passando
Oggi è il giorno radioso che teme i "Rumeni".


I fatti che i telegiornali non si stancano di elencare, morti qui, donne stuprate là, etc. colpiscono. In primo luogo per il semplice fatto che ad ogni singolo evento di cronaca che veda come protagonista "il rumeno", è data la primissima pagina.

"Il rumeno", a ben guardare, non ha una provenienza se non "casa sua", è famoso per essere criminale dall'infanzia ("che vuoi, loro crescono così"), non è adatto al lavoro (ed in questo assomiglia molto all'albanese) e non è incline alla civiltà. Sì, insomma, al "Rumeno" gli va proprio detto: "A casa mia devi fare come dico io".

Questa la coscienza comune e diffusa, che per scrupolo di precisione definisco con una sola parola: RAZZISTA.

Sì, ho sentito alcuni di voi chiedere: e allora dimmi come e cosa ne pensi tu! e rispondo subito.
Inizio da lontano, ma sarò breve, come dicono di solito i politici:

- L'Italia è un paese di frontiera, visto non solo come miraggio dalle popolazioni meno abbienti per il suo fascino da capitalismo moderno: alcuni lo vedono come lingua di terra di passaggio per raggiungere paradisi migliori quali Francia o Germania. Per questo, come dite voi, "tutti vengono qui".

- Se le popolazioni meno abbienti fanno di tutto, compreso indebitarsi nel profondo del loro corpo, pur di arrivare a camminare su questa immonda striscia di terra, questo dovrebbe farvi riflettere e capire che sicuramente Voi siete sempre stati meglio di loro, anche in zona re(tro)cessione, che avete un tenore di vita migliore perchè li avete sempre sfruttati nelle vostre fabbriche come manovalanza a basso costo (dicesi "capitalismo"), e che ad oggi sono in molti a reclamare di poter mangiare ogni giorno e magari avere un tetto.

- Le statistiche della delinquenza (è aumentata in Italia, questo è vero), dovrebbero farvi riflettere altrettanto. In qualsiasi caso di delinquenza voi guardiate (stupro, rapina, scippo o altro), a primeggiare siete sempre voi, e di gran lunga. Gli italiani dovrebbero sicuramente iniziare a guardarsi da loro stessi, prima di paventare la paura del diverso.

- I giornali marciano sopra i temi caldi che la gente sente personali, e i politici fanno uguale. Questo significa che i giornali, di rimando, aumentano la paura e le angoscie delle persone, assoggettandole a richieste improbabili di sicurezza totale; i politici poi rispondono.

- Piccola previsione: se è vero che il governo precedente nulla ha fatto in materia di sicurezza, è vero che questo farà anche troppo. Innanzitutto la legge Bossi-Fini è razzista e studiata male e Fini stesso ne è consapevole e vuole cambiarla. Questo teorema ha due corollari: il primo è che si inaspriranno i controlli verso tutti, voi compresi, e che si diffonderanno telecamere ed intercettazioni ad ampio raggio salvo ora che i giudici cominciano a scovare le malefatte degli stessi politici; in secondo luogo, l'Italia sarà forse l'unico paese a non garantire l'accoglienza primaria e asilo politico (come già fa Malta, pare con la stima di Frattini), e non solo... sparando a caso nel calderone, quante vittime innocenti perpetreremo?

Bene, adesso potete pure riaprire il giornale o guardare il tg1 e convincervi che "il Rumeno" è pericoloso, che non bisogna dargli lavoro perchè è scansafatiche, che fondamentalmente è un testa di c.... di natura, che non volete che i vostri figli giochino con i loro, che se vengono ad abitare nel vostro palazzo dovete andare via che la casa diminuisce il suo valore e cose del genere. Se proprio volete farvi un favore, investitene qualcuno, tanto reclameranno in pochi.
Cari amici di delinquenza ne capite più voi che gli stranieri e i vostri politici (certi politici intendo) ne sono un esempio.
Dopo i rumeni non so a quale razza toccherà questa discriminazione dove tutti si affrettano dopo il giudizio a dire "ma io non sono razzista".

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